Quel fastidioso binomio guida-cliente

Barbara è una persona che ha saputo mettermi in difficoltà, fin dalla prima mail di contatto. Nel tempo ho imparato a conoscerla, ma ancora oggi peso ogni sua parola poiché sa essere ricca di metafore e similitudini e nella fretta rischierei di perdermeli; perdendo l’occasione per approfondire un punto di vista spesso fatto di un’immagine. Questa riflessione è proprio SUA e la condivido appieno poiché spesso la parte economica è la più fastidiosa dell’attività!

Ecco, io non la stavo proprio cercando una Guida. Ne avrei fatto volentieri a meno.

La mia fortuna, che a quell’epoca definivo scocciatura, è stata di non avere a portata di mano un amico che potesse accompagnarmi.

Se avessi avuto un amico montanaro a meno di quattrocento chilometri, non avrei trovato una Guida.

Non che le due questioni, quella della guida e quella dell’amicizia, debbano per forza escludersi a vicenda, anzi. Possono coesistere, certo, meglio non in contemporanea però. Non nello stesso passaggio, insomma. Non per me. Lo so adesso.

Eppure era proprio questo che mi infastidiva, il binomio Guida-cliente. Mi sembrava rendesse banale, persino volgare, qualcosa che avrebbe invece dovuto essere una condivisione appassionata, quasi spontanea. Questo pensavo. Non capivo ovviamente. E quindi non cercavo. Questa è stata la mia seconda fortuna.

Perché la Guida è un po’ così, un po’ sciamano, un po’ maestro. Puoi sgolarti a chiamarla, puoi pestare i piedi nel pretenderla, puoi dar fondo alle tue tasche per pagarla, ma quella mica arriva se non è il momento, se non hai occhi che guardano e orecchie che ascoltano.

Poi accade che tu un giorno ne hai bisogno, ed eccola lì, dove è sempre stata. A portata di mano, di ramanzina , e di svaccata. Di tutte e tre sì, ognuna con la stessa importanza. A un moschettone di distanza, a un tiro di corda. O a un suo strattone. Comunque sia, lì dov’era anche l’altra volta, proprio dove tu non la vedevi.

Ecco perché è un po’ sciamano.

Se lo vuoi ti dà il potere della trasformazione, del percorso, ma devi volerlo però, perché i piedi sono i tuoi, e la fatica, soprattutto quella di cambiare, pure.

Se dici di sì, tuttavia, si apre uno scrigno di tesori impensati, quelli che non sapevi neppure di desiderare: in prima fila ci sono ardimento la spada da brandire quando devi superare la paura; e timore lo scudo contro l’arroganza che ti farebbe caricare a testa bassa e lasciare l’anima alle spalle.

La Guida è lì, tiene aperto il coperchio, ti indica dove cercare ciò che tu non sapresti riconoscere nemmeno se te lo trovassi sotto il naso. Ma sei tu a cercare. E quando cerchi, trovi. Anche se a volte non te ne accorgi subito subito. Anche se non hai ancora il coraggio di afferrare.

Poi, quando devi partire, o quando è ora di tornare, la Guida è lì, ti insegna come riconoscere l’appoggio migliore per salire o l’appiglio sicuro per scendere lungo la tua via. E ti guarda, mentre ti muovi. Perché il percorso, quello, è tuo. Lo cammini insieme a lei, sì, con i tuoi passi però.

Ma è quando vai solo, quando sono passati mesi e chilometri e metri, quando ha soffiato il vento, quando la Guida non è lì, allora sai se c’è stata davvero. Perché la senti, dalla distanza, che ti sussurra ancora come riconoscere la traccia su un sentiero sconosciuto, che ti scruta severa se la tua presa non è sicura. Ti induce a proseguire se ti accasci, ti chiama alla reverenza se dimentichi di ascoltare. La intuisci, che ti invoglia a guardare sia in basso sia in alto, sia vicino sia lontano. Perché tutto è importante. E tu ti metti a cercare la spada e lo scudo, hai ricominciato a credere che li troverai.

E allora il binomio Guida-cliente resta solo un appellativo commerciale, ancora fastidioso sì, ma di poco conto; e il prenotare, il definire le condizioni non sono più meccanismi avvilenti, perché sai che non è in quel momento l’essenza dello scambio. L’essenza è ciò che resta, dopo, più avanti, lontano. Ciò che si muove, ciò che cambia.

Barbara