14.12.19

Vajo Casara e Invisibile

Logico concatenamento di due itinerari di difficoltà “simile” che permette di seguire un percorso lungo ed omogeneo.

dislivello: circa 500 m di solo vajo

difficoltà: TD, passi di V, pendio fino a 80°

tempo: 3,5 ore per i soli vaji

materiale: imbragatura, casco, coppie di piccozze tecniche, ramponi classici, 30 m di corda, qualche friend, chiodi e cordini.

accesso: dal casello autostradale di Montecchio (A4) seguire indicazioni per Recoaro Terme. Arrivati in paese seguire quelle per il rifugio Campogrosso e parcheggiare l´auto poco oltre. In caso di innevamento fino a bassa quota la strada può essere chiusa al rifugio La Guardia, condizione che allunga l’itinerario di circa un’ora. Dal Passo di Campogrosso (1460 m.) si prende il sentiero 157 e lo si percorre per circa 45-50 minuti fino al pendio di Prà degli Angeli, si continua ancora ad attraversare fino alla parete rocciosa che lo delimita dal Boale dei Fondi. Ora si inizia a salire puntando alla caratteristica guglia denominata ” Ago Casara”. Il vajo Severino Casara inizia a sx della stessa (circa 1 ora da Campogrosso).

salita: s’inizia subito con un breve risalto di neve trasformata e roccia (10 metri IV+ 80°), dopo del quale la pendenza si abbassa (55°) e si continua a salire tra caratteristiche pareti a pendenza costante. Verso la fine del vajo conviene tenere la dx per risalire fino alla forcella oltre la quale si scende nel Boale fondi e quindi all’attacco del vajo invisibile (scendendo è il primo a sx, 1 h dall’attacco).
Si entra così nel vajo Invisibile i cui primi metri sono molto caratteristici poiché tra pareti strette; si sale agevolmente fino ad un masso incastrato con una fessura posta sul bordo dx del vajo. E’ possibile creare una sosta con il chiodo sulla parete di sx, ci si alza lungo la fessura (chiodo a u mio, molto buono!) e lavorando d’incastro con le piccozze si raggiunge del ghiaccio-nevato che facilita l’uscita (8 m. V), da qui il pendio spiana e si trova un chiodo con cordino in kevlar ove far sosta. Il salto successivo presenta 3 chiodi con dei pessimi cordoni e fettucce da camion (osceni!), si riesce a superarlo ancora d’incastro di piccozze e poi su ghiaccio-nevato (5 m. V). Si sale ancora una trentina di metri fino all’ultimo divertente salto (5 m. IV). Da qui il pendio prosegue con pendenza abbastanza omogenea (60°) fino all’uscita sulla cresta dell’Obante, facilmente con un traverso a dx si raggiunge Bocchetta Fondi e quindi la discesa.

discesa: Per Bocchetta Fondi e l’omonimo Boale fino ad incrociare il sentiero 147 e da qui alle auto (1,5 ore fino a Campogrosso).

Info utili: La salita è stata effettuata con condizioni buone e ad esse si riferiscono le difficoltà indicate; queste possono cambiare notevolmente a seconda dell’andamento nivometereologico stagionale: in caso di forte innevamento i salti di roccia possono essere più facili mentre con scarso innevamento e scarso rigelo possono essere più difficili.

bibliografia: “Percorsi invernali Zevola Tre Croci Plische Carega” – autore Bellò Tarcisio – editore La Serenissima

cartografia: Tabacco n°056 Piccole Dolomiti Pasubio

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